Riccardo Mazzei

Metropapers
carte americane

60 pagine, formato 17×24 cm, 46 tavole a colori. Copertina morbida cartonata. 
Catalogo della mostra personale omonima 2016,  Sala Telemaco Signorini, Portoferraio.

Artista

Riccardo Mazzei

Testi

Silvia Lucchesi

Stampa

Luglio 2016

Genere

Catalogo d’arte

Dall’Elba a New York e ritorno

Into this Universe, and Why not knowing,
Nor Whence, like Water willy-nilly flowing:
And out of it, as Wind along the Waste,
I know not Whither, willy-nilly blowing.
Rabayyat, XXXI

I versi del Rabayyat, quartine poetiche composte nell’XI secolo e attribuite al matematico persiano Umar Khayyam che alludono al mistero dell’esistenza, appaiono come appunti-memorie nel ciclo Date Paper, il più recente corpus di opere realizzate a New York da Riccardo Mazzei. Trascritti nella loro traduzione inglese con grafia incerta e sporchi di gocce d’inchiostro di china a segnarne l’antica origine, sono incollati su fogli con disegni di figure nude in pose d’accademia. Questi fogli giacevano per strada, abbandonati tra i rifiuti della grande città. Mazzei li ha dipinti ad acquerello senza tuttavia nascondere il segno sottostante. Anzi, la loro silenziosa origine rimane racchiusa nei veloci tratti acquosi stesi dall’artista elbano e quasi gli guida la mano in modo da disvelare e pudicamente rivelare il segno dell’altro anonimo artista. Nella parte inferiore di ogni foglio, è apposta una coppia di pezzetti di stoffe a fiori, a piccoli riquadri o con rigature sui toni del rosso, provenienti da vecchi campionari di tessuti di cotone: “vivo l’arte come un prodotto del tempo”– dice l’artista- “che attraverso il tempo nasce, muore, rinasce, fino alla sua forma ultima, simbolo della sosta e della meditazione”. Disegno, acquerello, ritaglio, scrittura, collage e assemblage: Argh, Oops, Aha, ecc sono opere su carta autonome l’una dall’altra. Eppure, come sempre nel lavoro di Mazzei, sono concepite quali parti di una serie. Il suo percorso, dall’arrivo a New York nel 1997, è infatti contraddistinto da un susseguirsi di progetti seriali. I Joss Paper (2002), ad esempio, sono collage con disegni di pesci esotici e aragoste visti negli acquari dei venditori di Chinatown, fatti su carte di riso o di bambu prestampate dai colori rosso arancio ed oro, che i cinesi bruciano in onore dei loro antenati, sui quali sono iscritti brani di poesie di Dylan Thomas. Dopo un viaggio in Cina nel 2005, Mazzei inizia a collezionare manifesti con i volti dei leader politici comunisti che diventano materia per la realizzazione dei primi Green Tea Paper: immersi nel tè verde e con appoggiati sopra alcuni vecchi attrezzi arru­gginiti trovati per strada, ne sorton fuori fogli color ambra con ossidazioni di ferro a forma di chiodi, bulloni, chiavi inglesi, ecc. Su questi all’inizio son dipinte frasi tratte dai quadri cubisti di Picasso e Braque, e in un secondo momento brani di poesie di Giuseppe Ungaretti, e incollate carte cinesi, fino ad arrivare per via alchemica alla completa astrazione nelle opere del 2007-2008 dove la fi-gurazione del materiale di supporto non è più riconoscibile. Parallelamente, tra il 2007 e il 2012, con la serie Stereo Paper si verifica un passaggio ulteriore nella sperimentazione di materiali e le carte cinesi vengono incollate in strati sovrapposti sulle due facciate di dischi 33 giri in vinile, memorie del tempo analogico, anch’essi salvati dall’oblio. Se nella serie Date Paper è il disegno d’accademia ad intravedersi sotto l’acquerello, mentre i Green Tea Paper sono marcati dalle impronte ossidate degli oggetti, negli Stereo Paper invece la stratificazione delle carte lascia talvolta visibile l’etichetta originale dell’Lp. Tali segni che sono da leggersi un po’ come degli object trouvé sono elementi che alludono ad esperienze vissute e caricano l’opera di un forte sentimento nostalgico. Il lavoro di Riccardo Mazzei è infatti un viaggio visuale nel quale convivono due mondi culturalmente distanti, dall’Elba a New York e ritorno, in un continuo andare e tornare sentimentale, che si rispecchia anche nel suo curriculum espositivo nel quale i due luoghi si alternano con sorprendente regolarità. Credo che questa sia la chiave di lettura più appropriata per interpretare le sue opere esposte alla Sala Telemaco Signorini di Portoferraio. Anche l’ultimo suo progetto Metro Paper, nato circa un anno fa, riutilizza oggetti esistenti quali le mappe della metropolitana di New York e le pagine del New York Times che tagliate in strisce e dipinte, vengono intrecciate come nella tecnica della fabbricazione dei tappeti. Su di esse viene steso in molteplici stratificazioni il colore bianco misto ad acqua che, nel prosciugarsi, stesura dopo stesura, lascia tracce che ricordano il sale del mare.

Silvia Lucchesi

Chi è riccardo mazzei

Riccardo Mazzei, nato a Marciana Marina nel 1956, lascia l’Isola d’Elba quattordicenne, si trasferisce a Pisa per seguire gli studi d’arte. Allievo di Sineo Gemignani, si diploma Maestro d’Arte del Vetro. Si trasferisce a Firenze all’Istituto d’Arte e si diploma in Grafica Pubblicitaria. Dopo la lettura di “Arte come mestiere” di Bruno Munari si iscrive all’ Istituto Superiore per le Industrie Artistiche sempre nel capoluogo toscano. Continuando a dipingere, frequenta alcune classi dell’Accademia. Nel 1979 consegue il Diploma Superiore con una tesi antinuclearista sull’energia eolica. Lavora come Industrial Designer poi dopo un anno a Milano all’Ars Sutoria disegna scarpe, infine Art director in pubblicità e grafica. Nel 1992 è curatore di “Indicazioni di rotta”, dieci artisti per altrettante installazioni ambientali a Marciana Marina. Nel 2009 e artista residente per Re(create) a Castelnuovo Calcea.  Dal 2012 crea, spesso in collaborazione con Legambiente installazioni d’arte ambientale ecosostenibile all’isola d’Elba: Ad pontem” nel 2012, a Maciarello. “Abbasso il fascio”, 2013 a Ripa Barata, “Holy crab!”, 2014, a Marciana Marina, “Cavalloni”, 2015, al Cotone, “Orto Turistico”, 2016, a Marciana Marina, “Kaoling”, 2017 a Capo Sant’Andrea, “Mondlandshaft”, 2018 a Capo Sant’Andrea, “Alta”, 2018, a Marciana. Dal 1999 vive e lavora a New York.

 

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